Tanfata

Come ogni sabato o domenica andavo con il mio babbo, per boschi. Era primavera per cui lui raccoglieva asparagi ed io violette e ciclamini. Mentre camminavamo lui raccontava storie di personaggi del luogo, persone un po’ buffe nell’aspetto o nel modo di parlare. Pensate che io oggi chiamo il mio cane con un nome che in verità era un cognome, che nella mia mente mi riporta ad una storia di quando ero piccola “Bugheri”;  i Bugheri erano una famiglia che viveva a Parrana San Giusto, un paesino che si trova sulle colline livornesi.

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Questo luogo è percorso dall’acquedotto Leopoldino, la cui sorgente nasce a Colognole e percorrendo la Via degli Archi, attraversa le Parrane, porta l’acqua al Cisternino e poi Cisternone di Livorno.

Bugheri  era il guardiano dell’acquedotto, si occupava della manutenzione, era un personaggio buffo, vestito malamente sempre con gli stivali da pioggia in inverno ed estate, spesso uno di un colore e l’altro diverso, ma sempre verdi e marroni, aveva sempre i pantaloni arrotolati alle ginocchia e sorretti da una corda invece della cintura, per non bagnarsi, portava camicie di flanella a quadri, tipo i butteri maremmani e un cappellaccio in capo in paglia d’estate e di velluto marrone in inverno. La cisterna di cui lui si occupava era un po’ distante dal paese, per cui lui era un tipo solitario, parlava poco e quando andava da Gastone, il bar alimentari e tutto un po’, del paese non chiacchierava gran che, erano sopratutto gli altri che lo facevano con lui, non vedevano l’ora che arrivasse qualcuno da schernire, era lo “sfottò paesano” e Bugheri era la loro vittima preferita.

Questo personaggio però aveva un suo fascino per me bambina, quando capitava che con il mio babbo percorrevamo la via degli archi, spesso lo incontravamo ed ovviamente loro due scambiavano due chiacchiere.  Il babbo diceva che era sì buffo nell’aspetto ma era una persona istruita, aveva fatto l’Iti ed era un appassionato di storia, sapeva molte cose anche se parlava poco, il loro argomento preferito era però la caccia.  I cacciatori hanno la nomea di sapere tutto sugli uccelli e di riconoscerli dalle “fatte”,  è il nome con cui chiamano la cacca dei volatili e quindi la discussione ferveva su <…è una fatta di merlo, piuttosto che di tordo ect..> la fatta più preziosa è quella di  beccaccia, è preziosa perché la beccaccia è un uccello che si muove alle prime ore dell’alba e solo i cacciatori più abili, riescono a cacciarla.

Modestamente il mio babbo era riconosciuto fra di loro come un bravo cacciatore, perché di beccacce ne aveva prese diverse. Come vi dicevo Bugheri era motivo di sfottò da parte dei paesani e come tutte le persone che sono vittime di scherno, sopportava ma poi successe che un giorno non sopportò più e scatto’ il “matto” che fino a quel momento era sopito in lui…e la combinò.

Un personaggio del paese, ritenuto importante, era il postino, importante perché era un impiegato delle Poste Italiane, ciò vuol dire ben poco oggi, ma lui si credeva di essere chissà chi, si vantava del proprio status, un po’ troppo borioso per il mio babbo. Il postino, cacciatore anche lui come tutti all’epoca, era un sapientone anche sulla caccia e si vantava della propria conoscenza sulle “fatte” ed inoltre era uno di quelli che deridevano Bugheri.

Quella domenica mattina incontrammo Bugheri sugli Archi, ed i due iniziarono a parlare. Il babbo domandò al Bugheri che cosa avesse combinato: < nulla!!> disse lui ..<..e l’ho ribattezzato in tutti i sensi, il postino… e l’ha fatta la sua a prendermi in giro..quer borioso! Siccome  sapevo che di lì a breve mi sarebbe arrivata una comunicazione dallo stato perciò doveva venì fino a casa per farmela firmà…. l’ho studiata proprio bene…. ecco che l’altro giorno arrivò e suonò alla porta di casa e nel momento il cui tirò il filanciano, (fil di ferro) dov’era legato il campanaccio, io l’avevo collegato uno anche uno a un secchio sopra la testa, era però piena di cacca della Rosina (la mucca) e gli si rovesciò addosso… Potevi immaginare la sua faccia…e gli ho detto <… o te che sei così tanto furbo e sai tutto sulle fatte …mi dici un popoino di che fatta è …questa?>

Lo dovevi vedè mentre andava via a gambe levate per gli archi, pareva un merlo acquaiolo

…o Ivano! tornò a rivolgersi al mio babbo, <..e sà tutto lui sulla fatta… ora l’ho fatta proprio bene io…così ora e un dicono più arriva il postino…ora dicono arriva Tanfata!> e giù risate……lo sai Ivano,  sono venuti anche i carabinieri e ce li ha mandati lui, mi hanno detto <…O Bugheri ma t’ha visto nessuno?> e io… <no!>…ed il maresciallo: < …E allora un ti preoccupà! e si dice che è cascato nella ‘oncia…(la concia, è la buca dove finivano gli escrementi umani e animali di ogni fattoria) e  finisce lì …po pò di borioso!> O Ivano era contento anche il maresciallo . .. da quel momento il postino venne soprannominato “Tanfata” e la burla paesana si era spostata su di lui. Bugheri da quel giorno ebbe più rispetto e passò anche alla storia.