Quando sei piccina, il modo in cui vedi il mondo è particolare ed altrettanto particolare è il modo con cui gli adulti si sorprendono nel vedere i piccoli che scoprono le cose. Tutto ciò è naturale, la meraviglia della vita si basa su ciò. Si basa sulle storie, sul vissuto, su quello che ti trasmette l’adulto e solo quando sei cresciuto realizzi tutto ciò ed ecco che avviene la “duplicazione”, in modo naturale ognuno di noi racconta ai propri figli la sua vita.
Io da sempre vivo al mare, in una casa che un tempo costruì nonno Amleto, sono stata fortunata perché in questa nostra casa c’era il bagno con vasca e due stufe, una in cucina, la Warmorning e l’altra nell’ingresso che riscaldavano l’ambiente, la stufa di cucina rimaneva davanti alla porta del bagno, per cui al momento del bagnetto la mamma lasciava la porta aperta per far entrare il calore.
Cosa diversa era quando andavo dai nonni, in campagna, adoravo come tutti i bambini andar dai nonni, perché tutto era un po’ più antico, aveva un’altro odore, cambiavano i rumori, eravamo tanti ed il bello era proprio quello.
Un tempo la famiglia si riuniva attorno al fuoco dei casolari, il motivo per cui la gente si ritrovava era unico, in inverno per il freddo, ci si radunava per intrattenimento, non c’era la televisione, il giornale non si comprava tutti i giorni e quindi ci si raccontava la giornata trascorsa e quella da venire o anche i fatti successi nei dintorni.
Tante belle storie buffe, personaggi diciamo particolari, un po’ cialtroni e rozzi, che nell’insieme costituivano un agglomerato urbano e facevano parlar di se. Nei casolari un tempo i camini erano grandi, quasi delle stanze nelle stanze e a casa della mia nonna Adorna, nel camino c’erano due mensole disposte ai lati, alte sopra la testa delle persone sedute, ove nonna poneva lieviti, pane ect..ci si sedeva su sedie impagliate e quando eravamo tutti ci facevamo prestare le sedie dalla vicina che ne approfittava per stare in compagnia per cui veniva anche lei a far due chiacchiere.
In estate invece ci si trovava sull’aia a prender fresco, il pretesto era il solito lo stare insieme.
Dopo pochi anni dalla mia nascita, il camino venne sostituito da una “cucina economica” e due poltrone. La cucina economica…oh che meraviglia per la nonna! Che invenzione!
Era alta come un tavolino con il tubo della canna fumaria che rientrava in quella vecchia del camino, di un acciaio lucido che alla nonna piaceva tenerlo lustrissimo, era moderno. Lei spesso diceva :”In casa, di vecchio, ci sono già io, a me piacciono le cose moderne”.
Il tubo aveva delle asticelle per appendere i panni ad asciugare, lateralmente c’era un bollitore per l’acqua che la manteneva sempre calda, per un thé o per lavarsi ed un piano d’appoggio formato da cerchi in ghisa ad incastro che faceva da fornello su cui si mettevano a cuocere le pentole. Per vedere la fiamma dovevi togliere questi cerchi, con un suo gancio e per me era un divertimento, sotto questo si aprivano tre sportelli, uno in cui si introduceva la legna, un altro era un fornetto per cucinare, o per tenere i cibi in caldo, sotto questi ce n’ era un terzo da cui si toglieva la cenere.
Spesso a fine della giornata tornavamo a casa nostra e talvolta rimanevo lì a dormire… e dopo una giornata trascorsa a giocare nei campi, avevo la terra ovunque, ecco che la zia o la nonna mi preparavano per andare a letto, appena faceva buio, prima il bagno poi la cena.
In casa di nonna non c’era il bagno, glielo costruirono agli inizi del 1980 quando la casa ebbe un restauro, aveva delle piastrelle 10×10 di color verde smeraldo che la nonna teneva immacolate e diceva: “Gesù mio! fammi campare ancora un pochino io che non ho mai avuto questo stanzino!”.
Adorava quel bagno ma negli anni prima se ti scappava la pipì, in camera c’era il vasino, più o meno grande a seconda delle persone, tutti col tappo perché solo al mattino successivo, i diversi vasi venivano poi svuotati nel “camerino”. Questo era un tugurio un pochino distante dalla casa, collegato con un tubo che arrivava nei campi e in discesa e tutto finiva nella concia, una grande buca dove venivano raccolti gli escrementi umani e animali e poi al momento giusto ci si concimavano i campi, ridendo e scherzando una volta ci sono anche finita dentro.
Il camerino era costituito da una panca di legno appoggiata su un muretto al cui centro c’era un tappo di lamiera che copriva un secchio, rammento che mi dava una certa inquietudine…
Il bagno era molto divertente, la nonna predisponeva una tinozza vicino al camino, inizialmente di legno, era un mezzo barile da vino, tipo il bagno di Obelix il cartoon, poi tutto cambiò, il camino divenne stufa e il barile tinozza, di plastica azzurra Moplen con manici…la nonna si era modernizzata…
La riempiva con l’acqua calda e poi mi spogliava e in un unico brivido di freddo-caldo mi ci ficcava dentro e mi insaponava con il “mattone di Marsiglia”, che ogni tanto gli sgusciava e quando mi cadeva su un piede mi faceva anche male, ogni tanto prendeva una ramaiolata di acqua bollente dal bollitore e l’aggiungeva nella tinozza, perché l’acqua si era raffreddata ed io stavo molto attenta a questo gesto…altrimenti rischiavo l’ustione.
I panni puliti e l’asciugamano erano in caldo, sulle asticelle della stufa, tutto ciò rendeva piacevole il rivestirsi subito dopo, profumava tutto di borotalco, alla nonna piaceva moltissimo.
Per non prendere freddo una volta uscita dalla tinozza, rimanevo in piedi vicino alla stufa, talmente vicino che una sera mi ustionai una mela del sedere, che dolore…! che odore..! un pollo bruciato; per alcuni giorni stetti seduta con una chiappa fuori della seggiola e fino a grandicella ho avuto una macchia sulla pelle.
Questo è il motivo per cui un po’ di tempo in casa fui soprannominata ” Augh!…” culo bruciato grande capo indiano”.