Un’insolita dichiarazione d’amore

Successe un pomeriggio di qualche anno fa…. mi trovavo davanti casa stavo rientrando con il mio fedelissimo cane e con la scusa di un complimento al cane, un ragazzo mi si e’ avvicinato, ed ha iniziato a parlare …  sapeva già perfettamente chi fossi, ma si accertò comunque senza presentarsi; mi dice che sua madre è molto gelosa di me, ancora oggi, anche se sono passati tanti anni, e che  suo padre non c’è più…e’ gelosa del diario che gli ha lasciato…  Io spalanco incredula gli occhi ed allora lo guardo bene, ma di cosa stiamo parlando…. lo scruto ancora, avrà si e no 25 anni, ha gli occhi verdi ed i riccioli castani scuri, ecco che  mi viene in mente, so’ di chi è figlio, suo padre fu un mio giovanissimo amore, avevo 14 anni.

Torno indietro con la memoria…Ci eravamo conosciuti in treno, mentre io tornavo da scuola e lui andava a fare gli allenamenti di calcio in una cittadina vicina. Ci eravamo innamorati, un amore fanciullesco eravamo poco più che quattordicenni, baci, tantissimi baci, baci infiniti, ci vedevamo 3 volte la settimana, tante quanti i suoi allenamenti, in tutto mezz’ora, tanto quanto il tragitto da percorrere, per un anno scolastico intero, da novembre a maggio….
Un feeling immenso, eravamo belli come il sole, felici al disopra delle nuvole, finì la scuola finì l’allenamento, finì temporaneamente la storia, ci rivedemmo un paio di volte durante l’estate, la distanza ci divideva, inoltre pensavo che avesse anche un’altra storia…all’epoca non c’erano i cellulari e lui non aveva neanche il telefono in casa, figuriamoci il motorino, ma gli amori nascevano e si coltivavano ugualmente. Finì l’estate ed iniziò nuovamente la scuola, io c’ero sulla littorina, non avevo cambiato scuola, mentre lui aveva cambiato società sportiva, non prendeva più il treno, per un periodo quando arrivavo alla stazione dove lui saliva,  ho guardato fuori nella speranza di incontrarlo, speravo venisse…

C’erano alcuni suoi compagni di calcio, mi dissero solo cose che mi ferirono, a quell’età i ragazzini sono veramente stronzi, uno mi si propose come suo sostituto. Passarono un paio d’anni, nel frattempo io mi ero fidanzata e lui venne a trovarmi motorizzato, passammo un pomeriggio a chiacchierare, credo che sia stato in assoluto il ragazzo che parlava di più fra tutti. Passarono un altro paio d’anni, tornò a trovarmi ero sempre fidanzata, iniziò col raccontarmi una storia la sua storia, un cambio radicale di vita, era appena tornato da un viaggio in America, aveva conosciuto una signora matura e benestante l’aveva praticamente “ingaggiato” era il suo gigolò… mi fece anche un po’ di tristezza, trovai la cosa squallida ed ovviamente glielo dissi. Lui invece si dimostrò entusiasta della vita che faceva, girava il mondo al fianco di lei, non ne era innamorato, ma era un’opportunità per lui che veniva da un rione povero, lui che aveva il sogno di girare il mondo adesso lo faceva.  Ogni tanto negli anni tornava a farmi visita, si passava un pomeriggio o una serata insieme, ci si raccontava la vita trascorsa, adorava portarmi a cena fuori.

Poi io mi sposai, per un periodo non ci siamo più visti, la sorte volle che ci rincontrassimo una sera in una discoteca sulla costa, erano trascorsi una decina d’anni, dall’ultima volta, ero con le amiche, si festeggiava un compleanno,  da poco separata, avevo una bambina, cambiato completamente vita, avevo saputo che lui era fuori Italia da un suo amico forse in Messico…un bacio sulla spalla nel buio della discoteca mi fece girare e me lo trovai davanti, inaspettatamente, fece un gesto che conoscevo come sempre aveva fatto, mi prese il viso con tutte e due le mani, e mi dette un bacio, un bacio a stampo, rispettoso, amorevole ed amichevole… riprendemmo con le nostre chiacchiere e quella stessa notte arrivai a casa a giorno fatto, riprendemmo a vederci e raccontarci, in assoluto rispetto ed amicizia, in conservazione di quell’amore che fu. Mi raccontò dei paesi che aveva visto, delle crociere, delle persone che aveva conosciuto, delle donne che aveva cambiato….anzi che se lo erano scambiato.

Mi disse che quando era venuto a trovarmi, aveva fatto lo splendido ma non era entusiasta della vita che faceva, era venuto per me, per vedermi per riprendere da dove era stato interrotto, ma quando scoprì che mi ero fidanzata fece un passo indietro. Ed io invece gli dissi, che avevo dubitato di lui, mi avevano riferito che era un donnaiolo…avevo sempre pensato che contemporaneamente a me avesse anche un’altra, negò quasi lo avessi offeso. In seguito non aveva avuto nessun amore importante, al suo fianco in quel momento c’era una ragazza a cui voleva molto bene, era incinta sarebbe diventato padre, era la più bella gioia che poteva sperare, mi disse che stava scrivendo una sorta di memorie, della sua vita voleva lasciare qualcosa di suo al figlio, per raccontargli chi era, quali sogni aveva avuto, sapeva che non aveva molti anni davanti, la vita che aveva fatto, droga sesso e rock e roll, come diceva lui aveva lasciato il segno. un tumore al pancreas lo stava uccidendo molto più velocemente di quel che potevamo immaginare.

Voleva fargli sapere le cose importanti, a quel figlio, quelle che per lui erano importanti, i valori della vita, informazioni sul luogo di nascita i problemi di quel rione, la povertà signorile che vi regna, ma  anche gli errori che poteva fare e che avrebbe voluto evitasse, errori che lui aveva fatto, e che forse potrebbe evitare. Ci vedemmo qualche altra volta, ed una di quelle ultime volte andammo a cena in un ristorante rinomato di un suo caro amico, voleva presentarmi al proprietario, era un desiderio questo,  capii perché  …il suo amico pareva sapere tutto di me, soprattutto sapeva che io ero stata il suo grande amore. In seguito venne  un giorno al mare, voleva vedere mia figlia che aveva 7 o 8 anni, venne con uno scooter, ed andammo a vedere il tramonto, in un punto sulla scogliera, il nostro punto. Quel pomeriggio al mare scoprimmo che avevamo un amica in comune,  seppi poi da lei della sua morte.

Oggi che sono trascorsi altri 15 anni mi ritrovo davanti questo bel ragazzo che parla di me, di quello che gli ha lasciato scritto, lui che era venuto negli anni anche a mia insaputa, ho scoperto che in un certo modo aveva seguito tutta la mia vita, seguito la mia storia, ed oggi quel figlio è venuto a conoscermi e per ringraziarmi di aver fatto parte della vita “sana” del suo babbo, ha capito tante cose, a capito che anche lui è stato innamorato, giovane bello e amato. Forse voleva sapere qualcosa di più da me, chissà. Mi dice che nel diario ci sono scritte tante belle cose, mi chiede se sono curiosa di leggerlo. Mi dice che suo padre desiderava per  lui l’ amore di una ragazzina come ero io a quell’età. No non voglio leggerlo, voglio che i miei ricordi rimangano tali, anzi gli contesto che il nostro non è stato un grande amore ma un “amorino”, sicuramente quell’infatuazione giovanile, era stata idealizzata perché dopo di ciò la sua vita era cambiata, forse era stato per lui un grande amore, forse aveva bisogno di farlo sentire tale…

Gli dico invece che suo padre, voleva molto bene alla sua mamma, mi aveva raccontato di lei, l’aveva sempre rispettata, mai tradita, l’aveva scelta perché come lui era dello stesso rione popolare, gli dico che lei non doveva essere gelosa di me, non ne aveva motivo,  era lei il suo amore, era lei che gli aveva fatto il più bel regalo della vita LUI, SUO FIGLIO.

L’ho ringraziato per esser venuto a dirmi tante cose, il diario è per lui, non voglio leggerlo, io so quale è stata la nostra piccola storia, ringrazio il cielo di averne fatto parte, ringrazio per averlo conosciuto, ringrazio anche per aver un bellissimo ricordo, ringrazio anche di quell’amore che ho ricevuto… ringrazio anche lui, suo figlio per avermi guardato con gli occhi di suo padre, gli auguro un immensa felicità…anche quella che suo padre non ha avuto.

a volte capita..(storia vera al 90%)

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ginestre e malvagie

Io e lui, il mio babbo, come sempre eravamo a spasso per i poggi, per la caccia o preparazione della posta di caccia, in boschi o macchia mediterranea. Ovviamente la caccia era ferma ed era primavera inoltrata. Era una bella mattinata e si stava camminando sul poggio del Telegrafo, sul Romito, davanti a noi l’immenso azzurro del mare, tutta la costa sud, di San Vincenzo si vedevano le cave, poi l’occhio proseguiva fino alla punta di Piombino, poi l’Elba con tutti i suoi poggetti, finiva col monte Capanne e poi la Capraia con dietro il fantasma della Corsica e la Gorgona quella mattina pareva di toccarla, si vedevano le case. Lui mi raccontava di quelle isole, in cui aveva lavorato.. Avevo una giornatuccia e lui se ne era accorto, non mi ha mai fatto domande dirette, ma finiva che qualcosa gli raccontavo. Avevo avuto forse la prima delusione, tradimento di un’amica, che amarezza.
Lui iniziò a parlare della bellezza della natura, dei suoi colori….il giallo delle ginestre che foderavano il poggio del Telegrafo, era unico nel raccontare.

Già, le ginestre… iniziò a parlare di queste piante che fioriscono da primavera per tutta l’estate, una pianta che raggiunge anche 3 metri di altezza, profumata, con i suoi arbusti si fabbricano cesti in Sardegna e che Enzo ci costruisce le nasse per pescare le aragoste, con la sua fibra si confezionano anche i sacchi, tessuti e cordami, sostituisce la juta e la canapa. Lui che aveva fatto solo la 5 elementare sapeva un sacco di cose.

Le ginestre….ma ci sono anche le malvagie, sembrano ginestre all’occhio inesperto, sono anche loro piante della macchia mediterranea, dai fiori gialli, il loro arbusto è pieno di spine anche belle grosse, non provare mai  a coglierle perché ti feriresti solo .

Si proseguiva camminando ed io individuavo ginestre e malvagie, piano piano capivo già quale delle due fosse l’una o l’altra. Ormai le distinguevo da lontano…esordì <nella vita imparerai tante cose, soprattutto a riconoscere le persone, non saprai mai come sono fino a che non si mostreranno per quello che sono, le persone non sono mai come sembrano, come le ginestre e le malvagie…sono tutte e due gialle, belle, crescono nel solito modo, vicine… ma una è infida e nasconde pericoli, al colpo d’occhio non la distingui da subito, la deve guardare bene per riconoscerla….come la tua amica.

Le ginestre e le malvagie….una semplice lezione per la vita. grazie babbo

Hotel Fiammetta ginestre Quercianella

“Chioma Beach”

Un tempo #Chioma Beach era una semplice area attrezzata per il mare, sul cui territorio erano stati installati dei veri e propri bungalow fabbricati in legno e cannuccia, in un ambiente rurale e moderno allo stesso modo, con delle cabine montate lungo il tratto sottostante la ferrovia che sembravano il disegno di un serpente.

Per raggiungere Chioma beach si attraversava un ponte che in un’epoca più antica era di legno e  più volte venne portato via dalla piena del fiume per cui di seguito ricostruito. Chioma beach si sviluppava sopratutto sulla foce lato sud, in quanto il torrente da quel lato rimpaciava naturalmente di ghiaia il versante. Dal torrente, la cui sorgente nasce alla Malavolta, arrivava questa ghiaia di gabbriccio abbastanza piccolina, dal colore grigio- verde che in modo particolare ai tramonti risplendeva con toni di colore unici. Chioma beach, era un ritrovo estivo, per vip, attori, calciatori, usava già all’epoca incontrarsi per l’aperitivo al tramonto,  macchina sportive più o meno lussuose transitavano sulla Via Puccini, a Quercianella, spesso in questo luogo si incontravano personaggi del cinema e della TV, quella scatola infernale e luminosa che aveva iniziato ad arredare le case.

Il mio babbo all’epoca siamo agli inizi degli anni 50 stava restaurando una villa in Chioma, di un signore di Roma, conosciutissimo nel mondo del cinema tra i doppiatori più famosi Giulio Panicali, questo aveva una figlia una donna bionda molto bella, Lidia, quando babbo  parlava di lei, si illuminava, la raccontava con enfasi… con quegli occhi azzurro-verdi..! Lidia era già sposa giovanissima del calciatore Bob Lovati, grandissimo calciatore della Lazio, da cui si separò. Dopo questo episodio di vita di Lidia, qualche anno dopo il signor Giulio disse al mio babbo: “Mò.. non se la piglia più nessuno”….e il mio babbo: “E’ quella delle belle ciglia….tutti la voglion e nessuno la piglia…O sor Giulio! ..La sapesse tutta!… quanti pretendenti ha, con quell’ occhi  prima o poi… ”
Ora, come vi dicevo a Chioma beach era diventato quasi un rito d’obbligo per tutti coloro che volevano stare in vista. Era l’epoca della #Bella Vita per cui i vip registi attori attrici e qualche cantante frequentavano il litorale toscano da #Castiglioncello a #Viareggio, una piccola tappa era Chioma Beach per l’aperitivo . Il restauro della casa durò qualche anno, anche perché nel periodo estivo la famiglia romana, si trasferiva al mare e il babbo interrompeva i lavori per poi iniziare nuovamente a settembre. Per tante estati Quercianella e Chioma furono teatri di notti folli, serate trascorse in riva al mare, davanti ad un fuoco accompagnati da chitarra a cantare, per poi raggiungere Castiglioncello dove iniziava la vita di notte, era  l’epoca del “Chiucheba” il mitico locale. Fu durante una di queste estati che Lidia si presentò a Quercianella  con un nuovo amore,  un attore, già affermato sia nel cinema che nel teatro. Ecco che alla fine dell’ estate,  il babbo tornò con la notizia alla mia mamma, …lo sai Lori  dai e ridai si risposa anche lei, il suo babbo prima era preoccupato perché non c’aveva marito, ora è disperato, si fa per dire,  perché anche lui è un attore….

La loro casa è ancora lì, nel verde della macchia mediterranea, l’intervento della cementificazione a distrutto Chioma  Beach, tutta la sua bellezza e il suo charme, non è più la stessa, al posto delle cabine, c’è un serpentone di tre piani, con tanto di piscina, il ponte è di cemento armato, al posto dei sassi grigio -verdi c’è uno stabilimento balneare con la sabbia è riportata da chissà dove…hanno cementificato perfino  la foce, per farci un porticciolo per gli yacht, Il mio babbo ha continuato la manutenzione fino a pochi anni fa,  i due sono felicemente sposati e vivono a Roma in inverno e a Quercianella in estate, lui è un attore riconosciuto, tra i più importanti del teatro italiano, lei è una bella bionda signora, con i suoi bellissimi occhi azzurro-verde come il mare in Chioma, che porta a spasso i suoi cani, in Quercianella, sono #Carlo Giuffrè e la signora Lilly Panicali.

Chioma beach anni 60

Chioma beach anni 60

Tranci di Leccia di mare

Questa ricetta è il frutto di tre passioni: quello della pesca subacquea di Stefano M. grande pescatore che arriva sempre con un bel pescato, la passione della Lori per la cucina, unito da un ulteriore amore per la terra dell’amica Patrizia, proprietaria dell’azienda di http://www.fontesanpierino.it/, verdure e frutta a km 0, essendo questa a Rosignano.

ristorante fiammetta la Lori (2)La leccia che pesava kg 15, è stata tagliata a tranci una volta pulita. Alcune fette sono state preparate semplicemente alla griglia con verdure grigliate anch’esse. Altre invece sono state cotte al tegame con olio evo ed aglio e prezzemolo tritati ed in un secondo momento è stato aggiunta la verdura.hotelristorantefiammetta leccia con zucchine

Gli zucchini sono stati cotti intrufolati con pomodoro “ciliegino” e prezzemolo, solo in ultimo una manciatina di pinoli lasciati poi tostare appena con le verdure. L’accostamento è stato superlativo.

hotelfiammetta tagliolini alla lecciaCon un filetto è stato preparato un sugo per i tagliolini all’uovo. I clienti del Ristorante Fiammetta hanno più che gradito

a spasso con Sandra…

Il verde della mia collina….è un posto quasi incredibile, solitamente i turisti vengono a Quercianella per fare una vacanza al mare e raramente si impegnano in escursioni. Succede che quando organizzo con qualche ospite una camminata, l’effetto UAHU! è garantito, ritornano sempre eccitati e felici di essere stanchi e soddisfatti.hotelfiammetta camminata

Per prima cosa il profumo dei miei boschi, inebria la mente, è unico, essendo ricchi di lecci e corbezzoli piuttosto che di pino d’aleppo e  di piante di ginepro e mirto, inebriano la mente.

I miei percorsi si distinguono per durata,  la più corta delle passeggiate è di 1 ora e mezzo fino alle 4 ed oltre. Ogni tragitto è caratterizzato anche per una storia,  che mi è successa  da piccolina oppure che riguarda qualcuno a me vicino, o racconta qualcosa di carattere storico.

La rete dei sentieri è suddivisa tra quelli che si sviluppano verso il Castellaccio o verso Castiglioncello i due poggi a nord e sud di Quercianella e nel mezzo verso est, c’è la vallata del Chioma, da quì si raggiunge Nibbiaia, Gabbro, la Malavolta e la Quarrata, inserendosi sul “sentiero 00” il tragitto che attraversa l’Italia, parte di questo, era il tragitto di nonno Meleto e nonna Amelia.

I percorsi Quercianellesi sono principalmente 4 denominati Istrice, Riccio, Tartaruga e Chiocciola, tra di loro si incontrano e proseguono anche oltre… è oltre che mi piace di più.

A questi aggiungo i sentieri del Rospo, del  Biacco e del Cinghiale, hotelfiammetta rospo-boddicchiol’ho rinominati io così, perché si sviluppa lungo i botri, che sono ricchi di girini, rane e rospi, oppure attraversa la valle del Gorgo e  sale per poi riscendere dal Castellaccio,  zona di caccia del cinghiale, solitamente al Gorgo faccio una piccola deviazione fino al Ponte di Marisa, e oltre questo si trovano le pietre dei gabbri, rocce preferite dai biacchi.

Mi piace fare giri ad anello, giri che iniziano verso nord e ritornano da sud, facendo tutta la Rosa dei Venti e viceversa, a meno che non mi perda….si fa per dire … non ritorno mai dalla solita via.

I

Di cava in cava, …un bacio

Il litorale Livornese, chiamato il “Romito” sorge su una scogliera a picco sul mare, questa ha una caratteristica colorazione data dalla diversità delle pietre che la compongono, la pietra arenaria, color grigio, la lava nera, il macigno bianco-grigio, il tufo arancio, la pietra rossa e il grigio scuro della lavagna.

hotelfiammetta il romito

Tutto ciò nel tempo che fu, rappresentò motivo di lavoro per tante persone ed è per questo che numerose sono le cave che si susseguono lungo la strada che porta in Maremma, com’era chiamata allora. Oggi si presenta ancora come una strada impervia ma un tempo lo era ancor di più, in quanto non esistevano i ponti che superano gli omonimi botri di Calafuria, di Calignaia ed a Quercianella quello del Botro Forconi.

Fino alla fine degli anni 50, la strada principale, era tutta un saliscendi, arrivando da sud aveva già percorso il tortuoso tratto Castiglioncello-Quercianella lungo la costa, entrando nell’attuale Via Mario Puccini, attraversava poi il passaggio a livello, proseguiva in direzione nord verso la Chiesa di Sant’Anna, scendeva verso il “Calesse” e risaliva verso il Castello di Sonnino, per poi proseguire giù a picco verso la Cava di Calignaia, risalire nuovamente il Sassoscritto, dove c’era un’altra cava e poi via verso quella di Calafuria.

hotelfiammetta la cava di calignaia
Il periodo di cui vi racconto è subito dopo guerra, le cave  erano lavoro per gli uomini, mentre le donne che lavoravano spesso erano a servizio in case di signori benestanti, molte facevano le lavandaie e portavano le  lenzuola ai lavatoi per poi stenderle sui campi dove c’era vento, il posto più frequentato era ai “Pinarelli” una zona al Castellaccio che oltre che il lavatoio ed i campi giusti per stendere, aveva una particolarità si trovava sopra la cava di Calignaia…

Hotel Fiammetta la  scogliera sul romito

Le donne e gli uomini erano perciò vicini durante le pause, solo un sentiero li divideva,  per cui alcune, spesso le più giovani mogli, portavano da mangiare ai mariti. Fu durante una pausa che Egidio e Maura si conobbero, lei aveva accompagnato l’amica Nilde che portava il fagottino di cibarie al marito. Lui Egidio era un uomo semplice, silenzioso, un po’ più maturo di lei, ancora scapolo, era già stato fidanzato, ma un febbre gli aveva portato via l’amata e per un po’ la tristezza aveva fatto da padrona.

Maura era una bella morettina, non sapeva niente di lui, nessuno gli aveva raccontato quell’ infelice paragrafo di vita di Egidio. Maura arrivava da Campolecciano e lui da Livorno tutti e due in bicicletta, lei faceva servizio ad Antignano in una villa e una volta la settimana portava le lenzuola a lavare ed asciugare ai Pinarelli.

Avvenne che scese così una seconda volta giù alla cava con la sua amica Nilde, nella speranza di incontrare ancora lo sguardo di Egidio. I due però quel giorno non si erano parlati, i loro sguardi si erano nuovamente incrociati solo all’ultimo, mentre lei stava tornando su ai Pinarelli con Nilde.
Alla fine della giornata Egidio decise di non tornare subito a casa, per cui si  fermò con la sua bicicletta alla #Sassoscritto ed attese… un gruppetto di donne in bicicletta stava tornando da Livorno, fra queste c’era Maura, al vederlo lei s’infiammò in viso e si fermò, lui invece rimase di pietra, lei era irradiata dal tramonto alle  spalle, con la Gorgona sullo sfondo e la sua chioma mora a contrasto con l’arancio del cielo, Maura era ancor più bella.

Egidio gli sorrise e trovando un po’ di coraggio con un fil di voce le disse: ” da stasera ti c’accompagno io a casa”.

hotelfiammetta tramonto sul romito

I due si avviarono verso sud, le donne davanti a loro si girarono e farfugliarono qualcosa, poi ripresero a pedalare, qualsiasi cosa avessero detto andava bene. Arrivati a Campolecciano, il babbo di lei si affacciò sullo steccato che recintava l’orto perché aveva visto le donne e vedendo poi la figlia attardata con un uomo vociò: ” o Maura, che ti senti bene?” ” sì babbo….Egidio ti vuol parlare…”rispose. “Egidio?!… che sei te?!…o dimmi?”

Egidio prese fiato e coraggio e con voce ferma iniziò a parlare: ” Buonasera…” iniziò lentamente  “io son cavatore a Calignaia,… e sono caposquadra,…  e guadagno benino….e sto all’Ardenza…. e la su figliola mi garba tanto… e mentre si veniva in giù si sarebbe anche parlato un po’di matrimonio…. anche alla svelta… perché non la voglio sapè in bicicletta sul romito… e poi un ho tempo da perde…l’ho voluto sposà dal primo momento che l’ho vista… ed è passato anche troppo tempo”. Egidio aveva detto tutto, e tutto d’un fiato tutte le informazioni utili e tutto quel che aveva da dire, e si chetò. Il babbo di Maura ascoltava attonito l’uomo che aveva davanti e fra se pensava …che prendesse marito andava bene, ma almeno il fidanzamento…. prese la parola ” o quando l’hai vista?” ed Egidio” l’altra settimana…..!” Il babbo si rivolse a Maura sorridendo ” o Maura! un si pò mica fallo aspetta dell’altro questo giovine! O che si va a parlar col prete subito?”…scherniva.

La risposta della figlia fu ” No babbo! No!”.

Il babbo rimase incredulo, guardava la figlia e non capiva, intese solo quando Maura si avvicinò al giovane e lo prese per un braccio,  guardò il babbo e gli disse ” Si vole sposà a Montenero, lui ha già parlato col prete di lassù”.

” Maremma svelta! allora c’ho solo da dillo alla tu mamma!” rispose il babbo, mentre sorrideva.. e  Maura prontamente intervenne ancora “No babbo! un importa lo sa’ di già anche lei… che mi sono innamorata….. dall’altra settimana!” e lui : ” boia deh! me no male vi siete visti due volte con oggi…. fra un mese sennò scodellavi già un figliolo!”.

Al babbo di Maura, questo giovine sanguigno gli era piaciuto da subito.

Per un mese intero Egidio si alzò più presto del solito per andare incontro alla sua Maura, arrivava fino a Sant’Anna o giù di lì, al mattino ed alla sera ad ogni curva, nascosti dall’occhio delle donne, un bacio, ma questo lo raccontarono solo dopo sposati, quando costruirono i ponti; Maura raccontava la loro storia e diceva: “ora c’avrebbero visto!la strada è più diritta, ci sono meno curve e meno salite ” ed Egidio replicava: ” Non ti preoccupà, Maura…e lo sapevano… anche se un lo vedevano!”
I due dopo il matrimonio vissero per un breve periodo all’Ardenza, poi Egidio venne trasferito alle Cave di #Carrara, là ebbero 3 figli,  quando andò in pensione, tornarono all’Ardenza, dove avevano la casa. Avevano una passione, una passeggiata a Quercianella, facevano sempre il solito tragitto, il loro tratto di strada. Arrivavano, lasciavano la macchina al parcheggio sull’Aurelia alla Rotondina, poi a piedi facevano il giro dal #Calesse a Sant’Anna, la Vecchia via del Litorale,  imboccavano la Via Puccini ed andavano fino in Chioma e poi in Campolecciano fino alla casa dove lei aveva abitato da ragazza, quindi tornavano indietro.

Mi raccontarono la loro storia una domenica a pranzo, al mio ristorante “Fiammetta“, erano due anziani signori e dei graditi clienti, erano innamorati di Quercianella,  nei loro occhi ardeva un grande amore, prima di iniziare a mangiare un bacio, come prima di ogni salita.

La storia è finita, una delle foto è volutamente scattata dal ponte di Calignaia, la strada che intravedete è quella che percorrevano all’epoca sullo sfondo la cava di Egidio, andava fino laggiù oltre a quello che vede l’occhio, se vi ci fermerete non capirete gran che del giro che faceva  ma voi potrete immaginare……ed immaginate… quanti baci sono stati…!

Risotto alla pescatora della Lori

un’altro piatto forte della Lori è il risotto di mare, molte persone lo adorano perché è ricco di sapore, dato dalla cura e la passione con cui lei si appresta a fare ogni piatto.
per ogni persona ci vuole circa 80gr di riso, poi dipende sempre da che tipo di buongustai siete, o se volete fare un unico piatto come si usa oggi, 5 cozze ed una decina di vongole preventivamente aperte oltre che pulite, un totano intero 4/5 gamberetti, olio, prezzemolo, uno spicchio d’aglio peperoncino e pomodoro preferibilmente ciliegino pachino.
tritate l’aglio il prezzemolo e poneteli in una casseruola con olio e peperoncino lasciateli appena riscaldare senza soffriggere aggiungete i gamberetti ed i totani puliti e spezzettati ed il riso, allungate fino a coprire con il brodo e lasciate cuocere mescolando di tanto in tanto dopo circa una ventina di minuti, il riso dovrebbe essere a termine di cottura aggiungete i frutti di mare, ancora un minuto ed impiattate, spolverate il tutto con ancora un po’ di prezzemolo….bon appétit!
Hotel Fiammetta Risotto di mare

Una pietra preziosa per la Lori

La storia che andrò a raccontare fa parte sempre del mio vissuto, di quando ero piccolina e come sempre andavo con il mio babbo “Ivano” per boschi a “caccia” o meglio, a studiare appostamenti e zone per capanni. Già vedere l’arte con cui lui e lo zio Carlo preparavano il capanno, era meraviglioso, una capannina completamente nascosta dalle frasche con delle feritoie per i fucili ed attorno un giardino potato a siepi su le cui piante posizionavano delle gabbie di merli e tordi da richiamo, era proprio straordinario.

Nei giorni in cui la caccia era chiusa si dedicavano alla manutenzione del capanno, oppure alla ricerca di asparagi e funghi e punte di vitalba per farne una frittata, che io non mangiavo,  era amara come il veleno, o legna per il camino. Era in questi giorni che potevo andare anch’io con loro al capanno ed ecco che una mattina di primavera, mentre io raccoglievo violette e ciclamini, da portare alla mamma babbo disse: “stamani si va a vedere le stelle…” ed iniziammo a camminare.

Hotelfiammetta il botro della fortulla
Ci trovavamo sul versante di Campolecciano che guarda il #Fortullino e prendemmo un sentiero lungo il Botro della Fortulla ed iniziammo a salire lungo questo torrente in direzione Nibbiaia, fu una lunga camminata, che alternai fra lo stare sulle spalle del babbo quando eravamo a cielo aperto e a camminare quando eravamo dentro il bosco. Lui nel frattempo inizio’ a raccontarmi di questo posto dove si stava andando… una #miniera, era un luogo che prima della prima guerra mondiale, era stato molto importante. Fino ai primi del 900 le miniere di #Castiglioncello, erano tre e ricoprivano il 10% dell’estrazione mondiale di magnesite e  in Italia esistevano solo tre luoghi, lì in Sicilia ed in Emilia Romagna,  però poi successe che in America scoprirono dei grossi giacimenti per cui le miniere Italiane piano piano vennero chiuse.
Là c’era una miniera da cui estraevano una pietra che serviva per l’industria della ceramica e bellica o meglio per il rivestimento degli altiforni, la melanoflogite un tipo di magnesite, una pietra beige chiaro, ma la cosa che mi sembrò più buffa in assoluto, fu che questa pietra così chiara così lucente quando veniva riscaldata diventava nera…era incredibile per me…Intanto che il babbo raccontava si camminava, mi rammento che ero stanca morta e dubitai anche di lui, siccome non avevamo incontrato nessuno nel percorso ed era un po’ insolito, gli chiesi se ci fossimo persi…ovviamente non era così.
Arrivammo prima a dei ruderi, case che un tempo erano stati gli uffici, in stato di abbandono e ricoperti in parte dai rampicanti, per me avevano ancora vita per quanto fossero disabitate, trovavo tutto molto affascinante per cui ogni porta o finestra e pietra mi raccontava un po’ di storia. Proseguimmo e lui continuava a parlare, mi disse che poco più in su’, sul poggio detto “Pian dei Lupi”, avevano trovato presenze di reperti archeologici che risalivano all’epoca degli #Etruschi e che la gente del posto diceva, che il padrone  di quel terreno era diventato ricco proprio grazie a questi ritrovamenti, reperti che lui aveva trafugato e venduto agli americani, voce di popolo voce di Dio.

Campolecciano- la miniera di magnesite

ingresso della miniera di Campolecciano,

Ecco che arrivammo alla mèta… un po’ nascosta dalla macchia mediterranea vedemmo l’ingresso della cava, il babbo mi raccontava che il piazzale dove eravamo da poco passati, era chiamato “il saggio”, ovvero eravamo sul luogo dove i geologi sceglievano il materiale estratto. Ci inoltrammo oltre l’ingresso e subito individuai i binari di una piccola ferrovia e poco più in là ancora dei carrelli in ferro tutti arrugginiti, con cui trasportavano il materiale, ancora qualche passo e l’oscurità si fece ancora più forte, ma prontamente il babbo accese una torcia, mi girai verso di lui sorpresa dalla luce di cui disconoscevo l’esistenza, o meglio non sapevo che lui l’aveva in tasca e lui guardandomi mi disse: “Guarda un po’ sopra di te …il cielo, le stelle …sopra di te…”

Hotel Fiammetta Sandra e la Miniera di Campolecciano

Wuahu! Le stelle! tutto sbrillucicava mi sentivo una sorta”Galilea Galilei” che guardava il cielo in una notte nitida. Le pietre variavano di colore dall’argento rosato beige al verde-blu, in preda ad un fremito di gioia, mi misi a scegliere qualche sassolino, dalla forma strana, scagliosa, che peccato però …quel giorno avevo una giacchetta con una sola tasca a destra, scopri dopo nel tempo che avevo raccolto proprio la melanoflagite.

Anche il babbo ne ava raccolto uno…arrivati a casa chiamò la mamma “Lori guarda che regalo ti ho portato….una pietra preziosa….” le disse…e lei fece un bellissimo sorriso ed anch’io ridevo e …pensavo che sciocco che è il mio babbo…Qualche tempo dopo lei chiamò il babbo: “Ivano ..guarda quì com’è bella la tua pietra preziosa”.

Non sapevo che era andata in città e aveva portato la pietra da un orafo, ci fece un ciondolo per una collana bellissimo…. mah! allora era vero… ero stata in una miniera di pietre preziose….non solo, ero io la stupida, non il babbo… lui mi aveva portato dove c’era un tesoro ed io avevo raccolte solo poche pietre! mi consolai dicendomi che tanto prima o poi ci sarei tornata e che siccome non avevamo trovato nessuno nel sentiero forse nessuno lo sapeva, la cosa si faceva interessante….Avevo un tesoro a disposizione!

 

 

 

il bagnetto di “Augh”!

Quando sei piccina, il modo in cui vedi il mondo è particolare ed altrettanto particolare è il modo con cui gli adulti si sorprendono nel vedere i piccoli che scoprono le cose. Tutto ciò è naturale, la meraviglia della vita si basa su ciò. Si basa sulle storie, sul vissuto, su quello che ti trasmette l’adulto e solo quando sei cresciuto realizzi tutto ciò ed ecco che avviene la “duplicazione”, in modo naturale ognuno di noi racconta ai propri figli la sua vita.
Io da sempre vivo al mare, in una casa che un tempo costruì nonno Amleto, sono stata fortunata perché in questa nostra casa c’era il bagno con vasca e due stufe, una in cucina, la Warmorning e l’altra nell’ingresso che riscaldavano l’ambiente, la stufa di cucina rimaneva davanti alla porta del bagno, per cui al momento del bagnetto la mamma lasciava la porta aperta per far entrare il calore.
Cosa diversa era quando andavo dai nonni, in campagna, adoravo come tutti i bambini andar dai nonni, perché tutto era un po’ più antico, aveva un’altro odore, cambiavano i rumori, eravamo tanti ed il bello era proprio quello.
Un tempo la famiglia si riuniva attorno al fuoco dei casolari, il motivo per cui la gente si ritrovava era unico, in inverno per il freddo, ci si radunava per intrattenimento, non  c’era la televisione, il giornale non si comprava tutti i giorni e quindi ci si raccontava la giornata trascorsa e quella da venire o anche i fatti successi nei dintorni.

Tante belle storie buffe, personaggi diciamo particolari, un po’ cialtroni e rozzi, che nell’insieme costituivano un agglomerato urbano e facevano parlar di se. Nei casolari un tempo i camini erano grandi, quasi delle stanze nelle stanze e a casa della mia nonna Adorna, nel camino c’erano due mensole disposte ai lati, alte sopra la testa delle persone sedute, ove nonna poneva lieviti, pane ect..ci si sedeva su sedie impagliate e quando eravamo tutti ci facevamo prestare le sedie dalla vicina che ne approfittava per stare in compagnia per cui veniva anche lei a far due chiacchiere.

In estate invece ci si trovava sull’aia a prender fresco, il pretesto era il solito lo stare insieme.
Dopo pochi anni dalla mia nascita,  il camino venne sostituito da una “cucina economica” e due poltrone. La cucina economica…oh che meraviglia per la nonna! Che invenzione!

Era alta come un tavolino con il tubo della canna fumaria che rientrava in quella vecchia del camino, di un acciaio lucido che alla nonna piaceva tenerlo lustrissimo, era moderno. Lei spesso diceva :”In casa, di vecchio, ci sono già io, a me piacciono le cose moderne”.

Il tubo aveva delle asticelle per appendere i panni ad asciugare, lateralmente c’era un bollitore per l’acqua che la manteneva sempre calda, per un thé o per lavarsi ed un piano d’appoggio formato da cerchi in ghisa ad incastro che faceva da fornello su cui si mettevano a cuocere le pentole. Per vedere la fiamma dovevi togliere questi cerchi, con un suo gancio e per me era un divertimento, sotto questo si aprivano tre sportelli, uno in cui si introduceva la legna, un altro era un fornetto per cucinare, o per tenere i cibi in caldo, sotto questi ce n’ era un terzo da cui si toglieva la cenere.
Spesso a fine della giornata tornavamo a casa nostra e talvolta rimanevo lì a dormire… e dopo una giornata trascorsa a giocare nei campi, avevo la terra ovunque, ecco che la zia o la nonna mi preparavano per andare a letto, appena faceva buio, prima il bagno poi la cena.

In casa di nonna non c’era il bagno, glielo costruirono agli inizi del 1980 quando la casa ebbe un restauro, aveva delle piastrelle 10×10 di color verde smeraldo che la nonna teneva immacolate e diceva: “Gesù mio! fammi campare ancora un pochino io che non ho mai avuto questo stanzino!”.

Adorava quel bagno ma negli anni prima se ti scappava la pipì, in camera c’era il vasino, più o meno grande a seconda delle persone, tutti col tappo perché solo al mattino successivo, i diversi vasi venivano poi svuotati nel “camerino”. Questo era un tugurio un pochino distante dalla casa, collegato con un tubo che arrivava nei campi e in discesa e tutto finiva nella concia, una grande buca dove venivano raccolti gli escrementi umani e animali e poi al momento giusto ci si concimavano i campi, ridendo e scherzando una volta ci sono anche finita dentro.
Il camerino era costituito da una panca di legno appoggiata su un muretto al cui centro c’era un tappo di lamiera che copriva un secchio,  rammento che mi dava una certa inquietudine…
Il bagno era molto divertente, la nonna predisponeva una tinozza vicino al camino, inizialmente di legno, era un mezzo barile da vino, tipo il bagno di Obelix il cartoon, poi tutto cambiò, il camino divenne stufa e il barile tinozza, di plastica azzurra Moplen con manici…la nonna si era modernizzata…

La riempiva con l’acqua calda e poi mi spogliava e in un unico brivido di freddo-caldo mi ci ficcava dentro e mi insaponava con il “mattone di Marsiglia”, che ogni tanto gli sgusciava e quando mi cadeva su un piede mi faceva anche male, ogni tanto prendeva una ramaiolata di acqua bollente dal bollitore e l’aggiungeva nella tinozza, perché l’acqua si era raffreddata ed io stavo molto attenta a questo gesto…altrimenti rischiavo l’ustione.
I panni puliti e l’asciugamano erano in caldo, sulle asticelle della stufa, tutto ciò rendeva piacevole il rivestirsi subito dopo, profumava tutto di borotalco, alla nonna piaceva moltissimo.

Per non prendere freddo una volta uscita dalla tinozza, rimanevo in piedi vicino alla stufa, talmente vicino che una sera mi ustionai una mela del sedere, che dolore…! che odore..! un pollo bruciato; per alcuni giorni stetti seduta con una chiappa fuori della seggiola e fino a grandicella ho avuto una macchia sulla pelle.

Questo è il motivo per cui un po’ di tempo in casa fui soprannominata ” Augh!…” culo bruciato grande capo indiano”.

il ponte di Marisa

Questa che vi andrò a raccontare è una delle storie del nostro territorio più conosciute nel mondo, già nel mondo perché è andata oltreoceano addirittura divenuta un cortometraggio.

Hotel Fiammetta il chioma

E’ una storia che proviene dalla cronaca…in verità non è proprio Quercianellese, ma del Gorgo, una località nella vallata del Chioma, un torrente che se sfocia a Quercianella, si chiama così proprio dal gorgare (o come dicono i vecchi rigogliare) delle acque della “Quarrata” che si immettono nel Chioma, facendo un gran rumore, la località si trova tra Nibbiaia e Castellaccio e Quercianella.
Per me è un bellissimo ricordo, me la raccontava il mio babbo, quando mi portava con se nel bosco alla preparazione del capanno da caccia e delle poste, nel frattempo che si raccoglievano funghi o asparagi, raccontava raccoglieva anche qualche fiore di campo per la mamma e fischiettava.
Siamo nel 1957 e spesso in inverno, le acque del torrente “Chioma” erano in piena, al Gorgo all’epoca viveva la famiglia Leonzio, madre padre e due figli: Pantaleone e Marisa.

La bambina aveva 8 anni e tutte le mattine per andare a scuola faceva circa 3km a piedi, di una strada di campagna ancora oggi transitabile solo con fuoristrada; appena aveva lasciato casa doveva affrontare il Chioma, guadava il torrente saltellando di pietra in pietra..succedeva però che quando pioveva questo diventasse un vero ostacolo per Marisa che arrivava a scuola bagnata, per cui la maestra le diceva: “Marisa vai vicino alla stufa, che sei tutta bagnata….poverina te che fai tanta strada per venire a scuola!”
Un giorno la maestra dette alla classe un tema, i bambini dovevano scrivere il loro desiderio per la Befana…. già perché un tempo i regali li portava la Befana. Siccome il babbo di Marisa le diceva sempre che un giorno le avrebbe costruito un ponte per farla andare a scuola, ecco che la piccina descrisse questo suo desiderio…Marisa voleva un ponte per se e per il suo babbo…
Questo tema venne scelto e pubblicato dal giornalino scolastico, addirittura finì sui quotidiani regionali e qualche giorno prima di befana, arrivò a Nibbiaia un signore su di una bella Alfa Romeo rossa, in cerca di Marisa.

Costui era De Bernard capo ufficio stampa della Ceiad Columbia, la famosa casa cinematografica, che in quel momento stava girando il film “Il ponte sul fiume Kwai” quale miglio propaganda per lanciare il film in uscita?!
La Columbia colse al volo l’occasione per fare pubblicità al film in uscita e fece costruire, un ponte identico a quello del film e lo regalò a Marisa, che già alle prime pose delle travi approfittava per guadare il torrente senza bagnarsi.

La vallata del Chioma per giorni e giorni si popolò di giornalisti fotografi e curiosi. Costruirono il ponte, 18 mt x 6 queste erano le sue dimensioni.

La famiglia Leonzio divenne talmente famosa che la moglie del presidente della repubblica, Gronchi, regalò alla piccina ed alla famiglia un vero e proprio guardaroba, di lì a breve Marisa e famiglia partirono per l’America.

I movimenti delle scolaresche italiane ed americane iniziarono un’attività di gemellaggio, Marisa e famiglia, vennero ricevuti alla Casa Bianca, lei giocò con i figi di Nixon, che all’epoca era vicepresidente e assistette alla prima del film;  Marisa racconta che non ci capì nulla perché era in inglese, conobbe i due attori William Holden ed Alec Guinness, ma era una bambina…e per questo, quando Holden le fece omaggio di un mazzetto di viole, lei  fu quasi scortese, le voleva buttar via, il uso babbo prontamente la fermò, Marisa pensò “ma come? fra tutti i fiori che ci sono nel mondo proprio le violette, che in Chioma c’è pieno!”

Il film vinse 7 oscar e la vallata della Chioma visse per un po’ di fama..
Il motivo che fischiettava il mio babbo, era la colonna sonora del , mentre io ero sulle sue spalle a “briuccio”come diceva lui (cavalcioni)…ti amo carissimo babbo mio, ora che sono io che ti porto a spasso mi rendo conto del vissuto che mi hai donato e di quante belle esperienze ho fatto.